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 Amianto e risarcimento: anche a 92 anni si può ottenere giustizia - Studio Legale MP - Verona

Anche dopo i 90 anni, la giustizia riconosce il diritto al risarcimento per esposizione all'amianto: il caso esemplare dell'ex dipendente dell'Arsenale Militare.

Anche in età avanzata, l'esposizione professionale all'amianto può fondare una responsabilità risarcitoria importante. Il Tribunale di La Spezia ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento di 700.000 euro agli eredi di un ex dipendente dell'Arsenale Militare, riconoscendo il nesso causale tra la malattia professionale e il decesso, nonostante il lavoratore avesse 92 anni al momento della morte.

Il quadro normativo e giurisprudenziale

Ai sensi dell'art. 2087 del Codice Civile, il datore di lavoro è tenuto ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale del lavoratore. La normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, rafforzata dal D.Lgs. 81/2008, prescrive obblighi stringenti per la prevenzione dell'esposizione a sostanze pericolose, tra cui l'amianto.

In tema di malattie professionali, la Cassazione ha più volte statuito che l'insorgenza della patologia collegata all'ambiente lavorativo può fondare il diritto al risarcimento anche quando la manifestazione della malattia avvenga a distanza di decenni. La Corte ha inoltre chiarito che l'età avanzata della vittima non esclude, di per sé, il riconoscimento del danno, ove venga comprovata la responsabilità datoriale.

Il caso concreto: il giudice riconosce l'asbestosi come concausa del decesso

Nel caso deciso dal Tribunale di La Spezia, gli eredi di un ex dipendente dell'Arsenale Militare Marittimo hanno proposto un'azione giudiziaria per ottenere il riconoscimento del danno subito a seguito del decesso del loro congiunto, avvenuto nel 2022 all'età di 92 anni.

Il lavoratore, assunto nel 1961 e rimasto in servizio fino al 1989, aveva svolto mansioni a diretto contatto con materiali contenenti amianto, dapprima come congegnatore e aggiustatore, poi come montatore di macchine per la costruzione e il bilanciamento di eliche in metallo. Prima ancora, aveva lavorato in demolizioni navali ea bordo di navi passeggeri come motorista.

Secondo quanto accertato dal consulente tecnico nominato dal giudice, i primi disturbi respiratori si manifestarono già nel 1955 con un episodio di pleurite, e solo nel 2016 fu diagnosticata l'asbestosi. Il lavoratore ottenne in seguito il riconoscimento dell'inabilità da parte dell'INAIL.

Il Ministero, costituitosi in giudizio, aveva sostenuto la mancanza di prova del nesso causale tra esposizione professionale e decesso, evidenziando l'età avanzata della vittima e la natura non terminale del malore che ne aveva determinato la morte.

Tuttavia, il Tribunale ha ritenuto comprovato, sulla base della documentazione medica e della storia lavorativa, che l'esposizione prolungata alle fibre di amianto fosse stata una concausa determinante della morte. La sentenza ha statuito quindi un risarcimento complessivo di 700.000 euro a favore dei due figli superstiti e della madre, anch'ella nel frattempo deceduta.

Errori da evitare in casi simili

Molti familiari, soprattutto in presenza di decessi in età avanzata, ritengono erroneamente che sia troppo tardi per ottenere un risarcimento. Tuttavia, come chiarito da questa pronuncia, ciò che rileva non è l'età anagrafica ma la sussistenza del nesso causale tra malattia e esposizione professionale .

È inoltre fondamentale agire con tempestività, in quanto i termini per la proposizione dell'azione sono soggetti a prescrizione quinquennale , decorrente, a seconda dei casi, dalla data del decesso o dal riconoscimento INAIL della patologia professionale.

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Questo significa che l'età non è un ostacolo al riconoscimento del danno da esposizione all'amianto, se vi è prova medica e documentale della combinazione tra la malattia e il lavoro svolto. I familiari hanno diritto a ottenere giustizia, anche decenni dopo l'esposizione.

Cosa può fare lo Studio

  • Raccolta e analisi della documentazione sanitaria e lavorativa del deceduto, per ricostruire l'esposizione all'amianto;
  • Assistenza nelle domande INAIL per il riconoscimento della malattia professionale, ove non ancora avvenuto;
  • Valutazione medico-legale indipendente , con periti di parte in grado di supportare il nesso causale tra patologia e attività lavorativa;
  • Redazione e proposizione dell'azione giudiziaria per ottenere il giusto risarcimento;
  • Tutela anche in sede previdenziale per ottenere reversibilità o rendite INAIL per gli eredi.

Se un tuo familiare ha lavorato in ambienti potenzialmente contaminati da amianto e ha riportato problemi respiratori o è deceduto in circostanze simili, non aspettare . Contatta il nostro Studio, analizzeremo gratuitamente la documentazione e valuteremo insieme la possibilità di ottenere un risarcimento.

Autore: Avv. Marco Panato


Avv. Marco Panato -

Avv. Marco Panato, avvocato del Foro di Verona e Dottore di Ricerca in Diritto ed Economia dell’Impresa – Discipline Interne ed Internazionali - Curriculum Diritto Amministrativo (Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Verona).

E' autore di pubblicazioni scientifiche in materia giuridica, in particolare nel ramo del diritto amministrativo. Si occupa anche di docenza ed alta formazione.