Superbonus 110% e abbandono lavori: la sentenza del Tribunale di Palermo chiarisce i diritti del comitato. Scopri come tutelarti legalmente in caso di inadempimento dell'impresa.
Quando un'impresa abbandona un cantiere avviato grazie al Superbonus 110%, il committente si ritrova in una situazione potenzialmente disastrosa. I danni materiali si sommano alla possibile perdita delle agevolazioni fiscali, con conseguenze gravi anche sotto il profilo economico.
La recente sentenza n. 2243/2025 del Tribunale di Palermo, emessa il 23 maggio 2025, fornisce un chiarimento importante su queste situazioni sempre più frequenti, stabilendo alcuni punti fermi per chi si trova coinvolto in cantieri incompleti e imprese inadempienti. Vediamo nel dettaglio cosa ha stabilito il giudice e quali strategie si possono adottare per proteggersi.
Il Codice Civile, all'art. 2697, valuta che l'onere della prova grava su chi intende far valere un diritto in giudizio. In ambito di appalti, ciò significa che l'impresa è tenuta a dimostrare in modo puntuale le opere eseguite ei pagamenti ricevuti. Senza prove documentali, le richieste economiche dell'appaltatore rischiano di essere respinte.
L'impresa deve provare i lavori eseguiti
Il Tribunale ha sottolineato che non basta invocare l'esistenza di un contratto o presentare fatture generiche: l'appaltatore deve fornire documentazione dettagliata, come computi metrici estimativi, stati avanzamento lavori (SAL), fotografie, relazioni tecniche.
Nel caso concreto, l'impresa aveva avanzato pretese economiche senza fornire prove concrete delle opere effettivamente svolte. Il giudice ha pertanto rigettato il credito richiesto dall'impresa.
Ogni pagamento va tracciato con cura
Nel caso analizzato, il comitato, Sig. Rossi, ha potuto recuperare solo parte delle somme pagate, in quanto solo per alcuni operai erano disponibili documenti fiscali. Per il resto, mancavano bonifici, ricevute o quietanze firmate.
La legge è chiara, ogni pagamento deve essere tracciabile, soprattutto in ambito Superbonus, dove anche il Fisco può disconoscere l'incentivo in assenza di elementi formali.
La “perdita del caso” deve essere concreta
Uno degli aspetti più delicati della sentenza riguarda la richiesta di risarcimento per la perdita del Superbonus. Il Tribunale ha chiarito che non è sufficiente affermare di aver perso l'agevolazione, bisogna provare che esistevano tutti i presupposti per ottenerla e che l'impresa ha impedito il completamento dei lavori.
In assenza di documentazione tecnica, come il miglioramento delle classi energetiche, le asseverazioni ENEA o l'avvio delle pratiche edilizie, non si può parlare di danno certo e quantificabile.
Cosa fare? Bisogna raccogliere, fin dall'inizio, ogni prova utile a dimostrare l'idoneità dell'immobile e la volontà concreta di completare gli interventi, anche tramite contatti documentati con altre imprese dopo l'abbandono.
Ecco alcuni errori frequenti che la sentenza mette in luce:
Non cercare imprese sostitutive: la Corte ha sottolineato che il committente deve dimostrare di aver cercato alternative, anche senza successo. Non farlo può compromettere l'eventuale risarcimento.
La sentenza del Tribunale di Palermo insegna una lezione fondamentale: non basta subire un danno per ottenere giustizia, serve dimostrarlo con precisione. Per cui occorre:
Il nostro Studio assiste privati, tecnici e condomìni in tutte le fasi:
Non aspettare, ogni giorno che passa può compromettere la possibilità di recupero. Contattaci subito per una consulenza: proteggere i tuoi diritti è possibile, ma bisogna agire in tempo.
Avv. Marco Panato, avvocato del Foro di Verona e Dottore di Ricerca in Diritto ed Economia dell’Impresa – Discipline Interne ed Internazionali - Curriculum Diritto Amministrativo (Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Verona).
E' autore di pubblicazioni scientifiche in materia giuridica, in particolare nel ramo del diritto amministrativo. Si occupa anche di docenza ed alta formazione.