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Debiti insostenibili: come ottenere l'esdebitazione totale - Studio Legale MP - Verona

La legge sul sovraindebitamento oggi permette la cancellazione integrale dei debiti per il debitore onesto, delineando al contempo confini netti per evitare abusi.

Per i debitori onesti schiacciati da debiti insostenibili esiste finalmente una via d'uscita concreta. Le procedure di sovraindebitamento, riformate dal Codice della Crisi, permettono di cancellare tutti i debiti residui anche quando il debitore è completamente privo di beni. La giurisprudenza recente conferma questa ampia apertura verso la “seconda opportunità” per i debitori meritevoli, ma al tempo stesso ribadisce che l'esdebitazione è preclusa a chi ha causato il proprio dissesto con frode o grave colpa.

La legge sul sovraindebitamento consente di cancellare i debiti residui. Seconda opportunità al debitore onesto, nessuno sconto a chi ha agito in malafede.

La “seconda opportunità” per ripartire senza debiti

Un tempo il debitore civile sommerso dai debiti restava perseguitato dai creditori a vita. Oggi non è più così: grazie alle procedure introdotte e innovate dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCI), chi si trova in condizioni di sovraindebitamento ha finalmente gli strumenti legali per liberarsi di tutti i debiti residui e tornare a una vita finanziaria sostenibile. L’obiettivo dichiarato del legislatore – in linea con il principio della seconda opportunità promosso anche dall’Unione Europea – è quello di offrire al debitore onesto un vero “fresh start”, senza più il peso insostenibile dei vecchi obblighi.

Tra le novità più significative c’è l’esdebitazione del debitore incapiente (art. 283 CCI), una procedura introdotta di recente che consente perfino a chi non possiede alcun bene né reddito pignorabile di ottenere la cancellazione totale dei propri debiti. Si tratta di un progresso epocale: per la prima volta anche il debitore completamente privo di risorse, se la sua insolvenza non dipende da comportamenti scorretti, può essere liberato da tutti i debiti e “ripartire da zero”. Ad esempio, in un caso del 2025 due coniugi del tutto incapienti sono riusciti ad accedere con successo a un’unica procedura familiare, ottenendo l’esdebitazione integrale delle pendenze comuni (Tribunale di Perugia, sent. 14 agosto 2025): un precedente storico che conferma come l’ordinamento sia sempre più aperto a soluzioni eque e flessibili per le famiglie indebitate. Anche la liquidazione controllata, procedura che prevede la vendita dei beni del debitore, oggi offre maggiori garanzie di fresh start: chi la intraprende, se meritevole, ha diritto all’esdebitazione “di diritto” al termine di 3 anni (ossia alla cancellazione automatica di tutti i debiti residui una volta decorso tale periodo). In sostanza, l’ordinamento moderno privilegia il favor debitoris: concede al debitore sommerso dai debiti una via d’uscita concreta e ragionevole, purché abbia agito con correttezza.

Paletti rigorosi: l’esdebitazione premia solo il debitore meritevole

Il diritto alla cancellazione dei debiti non è un “liberi tutti” generale: la legge e i giudici tracciano confini chiari per evitare abusi. Il debitore che chiede l’esdebitazione deve dimostrare la propria meritevolezza, cioè di aver mantenuto un comportamento onesto e trasparente sia prima che durante la procedura. In particolare, non deve aver causato la situazione di insolvenza con dolo o colpa grave, né aver aggravato il dissesto con azioni in frode ai creditori (ad esempio distrarre volontariamente beni, simulare debiti inesistenti, oppure accumulare debiti in modo irresponsabile confidando di non pagarli). Questo filtro etico-giuridico serve a distinguere il debitore sfortunato o imprudente (che merita aiuto) dal debitore sleale o irresponsabile (che non lo merita).

La giurisprudenza recente ha ribadito con forza questi principi. Significativa, ad esempio, una pronuncia della Corte di Cassazione che ha negato il beneficio dell’esdebitazione a un soggetto già fallito, il quale durante il fallimento era stato condannato per bancarotta fraudolenta. In quel caso l’uomo, dopo la chiusura del fallimento, aveva chiesto di cancellare i debiti residui tramite le nuove procedure di sovraindebitamento; la sua domanda è stata però dichiarata inammissibile proprio a causa del passato penale: la Cassazione ha confermato che la condanna penale, anche se frutto di patteggiamento, equivale a una condanna definitiva e impedisce l’accesso all’esdebitazione (Cass. civ., Sez. I, sent. n. 18517/2025). La logica è chiara: nemo auditur propriam turpitudinem allegans, recita un brocardo latino – nessuno può invocare a proprio vantaggio la propria condotta disonesta. In altre parole, chi ha abusato del credito o ha agito in malafede non può ottenere adesso “il colpo di spugna” sui debiti.

Un analogo rigore viene applicato a tutte le ipotesi di condotta gravemente scorretta. Ad esempio, il tribunale ha negato l’esdebitazione a chi aveva accumulato debiti garantendo obbligazioni altrui in modo avventato e sproporzionato rispetto alle proprie capacità finanziarie (Tribunale di Brescia, sent. 28 maggio 2025). Allo stesso modo, non è possibile per un socio di società di persone sottrarsi ai debiti sociali sfruttando impropriamente le procedure individuali: una pronuncia del Tribunale di Verona ha dichiarato inammissibile il concordato minore presentato da un socio illimitatamente responsabile che tentava di includere anche i debiti della società ancora attiva nel proprio piano personale (Trib. Verona, Sez. II civ., sent. 17 agosto 2025). In tutte queste situazioni, il messaggio è univoco: l’ordinamento offre una seconda opportunità solo al debitore leale e diligente, mentre la nega a chi ha provocato il dissesto con condotte fraudolente o gravemente imprudenti.

Nuovi sviluppi giurisprudenziali: verso una tutela sempre più ampia

Nel 2025 i giudici italiani hanno ulteriormente delineato i contorni dell’esdebitazione, risolvendo alcuni dubbi applicativi e sollevando questioni di legittimità sulle norme ritenute ingiustamente penalizzanti per il debitore meritevole. In primo luogo, la Corte di Cassazione è intervenuta a chiarire un punto controverso: può accedere alle procedure di sovraindebitamento chi in passato è già stato dichiarato fallito e non ha ottenuto l’esdebitazione allora prevista? In altre parole, un ex fallito può oggi sfruttare le nuove procedure per liberarsi dei debiti rimasti dal fallimento? Su questo tema si erano avute aperture a livello di tribunali: il Tribunale di Verona, con una decisione innovativa, aveva ammesso nel 2025 l’apertura di una liquidazione controllata in favore di un artigiano ex imprenditore, gravato quasi solo da debiti già emersi in un precedente fallimento (Trib. Verona, sent. 13 giugno 2025). Secondo i giudici veronesi, anche chi è uscito dal fallimento senza “pulizia” dei debiti meritava un ulteriore tentativo di liberarsene, dato che ai tempi della vecchia procedura l’esdebitazione poteva non essere stata richiesta o concessa. Tuttavia, la Cassazione ha successivamente assunto una posizione più restrittiva: con ordinanza del 17 novembre 2025 essa ha stabilito che il debitore già fallito, che per qualsiasi motivo non abbia beneficiato dell’esdebitazione durante il fallimento (ex art. 142 legge fallimentare), non può in un secondo momento invocare l’esdebitazione dell’incapiente prevista dal nuovo Codice della Crisi per liberarsi degli stessi debiti (Cass. civ., Sez. I, ord. n. 30108/2025). La Suprema Corte ha sottolineato l’inscindibile collegamento tra quei debiti e la procedura concorsuale conclusa: consentire un “colpo di spugna” postumo finirebbe per eludere i limiti rigorosi posti dalla legge fallimentare a tutela dei creditori insoddisfatti. Potrà eventualmente immaginarsi un diverso esito – osserva la Cassazione – solo se i debiti da cancellare sono nuovi debiti sorti dopo il fallimento; ma se si tratta delle medesime esposizioni già affrontate nella procedura fallimentare, il debitore non può ottenere ora la cancellazione tramite le nuove norme. In sintesi, chi ha chiuso un fallimento senza esdebitazione rimane responsabile di quei vecchi debiti: le procedure di sovraindebitamento non possono essere utilizzate per aggirare ex post i requisiti stringenti della legge fallimentare previgente.

Un altro importante sviluppo proviene dal Tribunale di Verona, che ha messo in luce un potenziale vulnus nell’attuale normativa a danno del debitore meritevole. Con un’ordinanza assai significativa, il tribunale scaligero ha sollevato questione di legittimità costituzionale sulla norma che esclude l’esdebitazione nei confronti dei creditori non partecipanti al procedimento (Trib. Verona, Sez. II civ., ord. 18 luglio 2025). Il caso concreto riguardava una liquidazione controllata conclusasi positivamente: il ricavato ha consentito di pagare integralmente tutti i creditori che si erano presentati (insinuati) nella procedura, lasciando addirittura un attivo residuo. Tuttavia, alcuni creditori – regolarmente informati dell’apertura della procedura – avevano scelto volontariamente di non insinuare i propri crediti. Secondo l’art. 278, comma 2, CCI, l’esdebitazione opera solo fino alla percentuale di soddisfazione ottenuta dai creditori di pari grado che hanno partecipato: di conseguenza, nel caso in esame, poiché i creditori concorrenti erano stati pagati al 100%, l’esdebitazione per legge non avrebbe coperto alcuno degli importi dovuti ai creditori rimasti fuori. In pratica il debitore, pur avendo pagato tutti quelli che hanno aderito, sarebbe rimasto ugualmente esposto verso chi è rimasto estraneo alla procedura, vedendo frustrata ogni speranza di liberazione dai debiti. Il Tribunale di Verona ha ritenuto irragionevole questo esito, evidenziando che dipende unicamente da una scelta dei creditori non insinuati (che avrebbero potuto agire in modo opportunistico), e non da una condotta scorretta del debitore. Per questo ha inviato la norma al vaglio della Corte Costituzionale, ipotizzandone il contrasto con il principio di eguaglianza e con gli obblighi euro-unitari sul “secondo chance” imprenditoriale. Si tratta di un intervento coraggioso, che mira a eliminare un’ingiustizia oggettiva derivante dall’applicazione troppo rigida della norma. La parola passa ora alla Corte Costituzionale, ma il segnale è chiaro: la tendenza della giurisprudenza è di rimuovere gli ultimi ostacoli normativi che impediscono al debitore meritevole di ottenere la piena liberazione dai debiti.

"Anche la notte più buia finirà e il sole sorgerà", scriveva Victor Hugo. Allo stesso modo, dopo il buio tunnel dell’insolvenza oggi è davvero possibile tornare alla luce: per il debitore onesto e diligente il sistema offre una via d’uscita, la chance concreta di un futuro senza debiti.

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  • 27 novembre 2025
  • Redazione

Autore: Redazione - Staff Studio Legale MP


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