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Errore del dentista in impianti ed estrazioni: risarcimento del danno e ultime sentenze - Studio Legale MP - Verona

Cosa succede se un intervento dal dentista finisce male? In caso di errori durante implantologia o estrazioni dentarie, il paziente ha diritto al risarcimento del danno. Esaminiamo le responsabilità legali del dentista e le più recenti pronunce che tutelano i pazienti vittime di malasanità odontoiatrica

 

Introduzione

«Non c'è mai stato un filosofo che potesse sopportare pazientemente il mal di denti.» – William Shakespeare. Il mal di denti è da sempre simbolo di un dolore insopportabile, figuriamoci quando è causato da un errore del dentista. Purtroppo, anche negli studi odontoiatrici possono verificarsi casi di malasanità odontoiatrica, dagli impianti dentali mal eseguiti alle estrazioni dentarie traumatiche. In queste situazioni, il paziente – oltre a sofferenze fisiche ed emotive – si trova ad affrontare conseguenze sanitarie e costi imprevisti. Come può tutelarsi legalmente chi subisce un danno dal dentista? Il principio fondamentale in medicina è primum non nocere (per prima cosa, non nuocere), ma quando questo viene tradito occorre affidarsi al diritto per ottenere giustizia. Vediamo dunque quando la legge considera il dentista responsabile, quali sono le ultime novità giurisprudenziali in materia di danni da interventi dentali e quali risarcimenti spettano al paziente.

 

Responsabilità del dentista e onere della prova

Nel nostro ordinamento il dentista, come ogni medico, risponde dei danni causati ai pazienti per imperizia, negligenza o imprudenza nell’esercizio della sua attività. In genere il rapporto tra paziente e dentista (soprattutto se quest’ultimo opera in uno studio privato) ha natura contrattuale: ciò significa che il professionista deve eseguire la prestazione medica con diligenza e nel rispetto delle leges artis (le regole della buona pratica clinica). In caso contrario, scatta l’inadempimento contrattuale ai sensi dell’art. 1218 c.c., con obbligo di risarcire il paziente.

Importante è capire come funziona l’onere della prova in queste cause. La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito che il paziente che agisce per il risarcimento non deve provare in concreto l’errore tecnico del medico: è sufficiente che dimostri (anche tramite presunzioni) il nesso causale tra la condotta del dentista e il danno subito. Spetta poi al dentista (o alla struttura sanitaria) provare di aver fatto tutto correttamente secondo le linee guida, oppure che l’esito dannoso è dipeso da una causa imprevedibile e non imputabile a lui. Questo orientamento – confermato da un’ordinanza della Cassazione del 2024 – tutela il paziente, perché evita che debba addentrarsi in dettagli tecnici complessi: se ho un danno dopo la cura, sarà il medico a dover dimostrare di non aver colpa.

Da notare che, grazie alla Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017), la responsabilità sanitaria del singolo medico può essere inquadrata anche come extracontrattuale in certi contesti (ad esempio per il medico dipendente di una struttura pubblica, verso il paziente che è legato contrattualmente solo con l’ospedale). Tuttavia, nel caso del dentista libero professionista o della clinica odontoiatrica privata, si applica la responsabilità contrattuale classica, con termine di prescrizione di 10 anni per agire e i meccanismi probatori sopra descritti.

In ogni caso, che sia contrattuale o aquiliana, il dentista risponde dei danni cagionati per colpa professionale allo stesso modo. Non è richiesto il dolo: basta la colpa grave o lieve (imperizia, negligenza, imprudenza) per fondare la responsabilità. A livello penale, invece, il dentista può rispondere del reato di lesioni colpose (art. 590 c.p.) o, nei casi più tragici, di omicidio colposo (art. 589 c.p.) se la sua condotta provoca lesioni personali o la morte del paziente. La recente normativa ha introdotto l’art. 590-sexies c.p., che esclude la punibilità penale del sanitario per sola imperizia quando sono rispettate le linee guida adeguate al caso concreto; ma questa tutela non copre i casi di negligenza o imprudenza, né i casi di imperizia grave. Vediamo ora in concreto quali errori dentistici possono dare luogo a responsabilità civile (e talvolta penale), prendendo spunto da casi reali recenti su estrazioni dentarie e implantologia.

 

Danni da estrazione dentaria: il dentista risponde delle lesioni al paziente

Le estrazioni dentarie sono procedure comuni, ma possono comportare rischi significativi se non eseguite correttamente – specie quando si tratta di denti del giudizio inclusi, vicini a nervi o ai seni paranasali. Una recente sentenza ha affrontato proprio il caso di una estrazione finita male. Nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (sentenza n. 3812/2024), una paziente aveva riportato una grave complicanza dopo l’estrazione di un molare superiore: il dentista, nell’asportare il dente, aveva lacerato la membrana del seno mascellare e la corticale ossea dell’alveolo, causando una comunicazione oro-antrale con conseguente sinusite cronica. La paziente dovette sottoporsi a un intervento maxillo-facciale per chiudere la fistola, oltre a soffrire di dolore, infezione e problemi di masticazione. Il Tribunale ha ritenuto responsabile il dentista: tali lesioni non rientravano nelle complicanze inevitabili, ma erano frutto di imperizia nell’esecuzione e di omessa diagnosi tempestiva. È stato quindi condannato a risarcire la paziente per i danni subìti, quantificati in circa € 6.600.

Questa sentenza conferma che “via il dente, via il dolore” non sempre vale: se il “dente tolto” causa nuovi dolori per errori del dentista, il paziente ha pieno diritto al risarcimento.

A tal proposito, un’altra pronuncia di rilievo arriva dalla Cassazione penale. Con sentenza n. 22474/2025, la Suprema Corte ha confermato la responsabilità penale di un odontoiatra che, durante l’estrazione di un dente del giudizio semi-incluso, aveva causato la lesione permanente di un nervo mandibolare. In quel caso il dentista non aveva eseguito una TAC né adottato tecniche conservative, provocando danni neurosensitivi irreversibili. Condannato a risarcire € 15.000, ha evitato la pena detentiva solo per intervenuta prescrizione.

Da questi casi emergono due insegnamenti: (1) il dentista deve sempre valutare con attenzione indicazione e modalità dell’estrazione, soprattutto in situazioni a rischio; (2) per il paziente, anche se un certo danno può essere un rischio noto della procedura, ciò non esonera il medico dal dovere di eseguire tutto a regola d’arte e di informare il paziente dei possibili rischi.

La giurisprudenza riconosce che la mancata acquisizione di un valido consenso informato configura un danno risarcibile di per sé, distinto dal danno biologico alla salute: è il cosiddetto danno da lesione del diritto all’autodeterminazione.

 

Errori nell’implantologia dentale: casi di responsabilità e nuove sentenze

Anche l’implantologia dentale è un ambito dove non mancano episodi di malasanità odontoiatrica. Gli impianti dentali sono dispositivi che richiedono precisione millimetrica e un’adeguata pianificazione clinica. Errori nell’implantologia possono causare danni seri: dalla perforazione di strutture anatomiche fino a infezioni ossee o il fallimento biomeccanico dell’impianto.

Una vicenda emblematica è stata decisa con sentenza n. 27099/2023 (Cass. civ., sez. III): una paziente aveva riportato gravi danni a seguito di cure implantologiche errate. Emersero due profili di colpa: (1) mancata esecuzione di un intervento preparatorio di chirurgia maxillo-facciale (rialzo di seno mascellare o ricostruzione ossea), (2) protesi incongrue sugli impianti inseriti. Condannato il dentista a pagare € 24.500 per interventi correttivi più € 1.152 per invalidità temporanea. La Cassazione ha confermato, ritenendo l’attività “non conforme alle metodiche scientifiche”.

In altri casi, come davanti al Tribunale di Monza (2023), risarcimenti hanno superato i € 100.000, con condanna anche ex art. 96 c.p.c. per resistenza temeraria. Segnale forte: errare è umano, perseverare è diabolico.

 

Il risarcimento del paziente e le tipologie di danno

Le voci risarcibili includono:

Danni patrimoniali: spese mediche correttive, mancato guadagno, danno emergente.

Danni non patrimoniali: danno biologico, danno morale, danno esistenziale.

Danno estetico: compromissione del sorriso e dell’immagine.

Fondamentale la CTU medico-legale odontoiatrica per accertare colpa e quantificare danni.

 

Conclusioni: tutela del paziente odontoiatrico

Le novità giurisprudenziali del 2024-2025 confermano che i tribunali e la Cassazione riconoscono con chiarezza la responsabilità del dentista per imperizia o negligenza. Anche senza condanna penale, il professionista deve risarcire i danni. 

Per il paziente è essenziale raccogliere documenti, chiedere spiegazioni e rivolgersi a un avvocato esperto in malasanità odontoiatrica. Gli errori medici in odontoiatria si devono riparare, e la riparazione giuridica è il risarcimento del danno. Ovviamente gli esempi riportati sono indicativi, ogni caso è complesso e va valutato singolarmente. In iure prevalet aequitas: nell’ordinamento vince la giustizia, e nel campo del danno dentale questo si traduce in una risposta chiara: il dentista che sbaglia (se sbaglia davvero) paga.

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  • 02 settembre 2025
  • Marco Panato

Autore: Avv. Marco Panato


Avv. Marco Panato -

Avv. Marco Panato, avvocato del Foro di Verona e Dottore di Ricerca in Diritto ed Economia dell’Impresa – Discipline Interne ed Internazionali - Curriculum Diritto Amministrativo (Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Verona).

E' autore di pubblicazioni scientifiche in materia giuridica, in particolare nel ramo del diritto amministrativo. Si occupa anche di docenza ed alta formazione.