
“Spesso ci indebitiamo con il futuro per pagare i debiti con il passato”, osservava Khalil Gibran. Questa riflessione descrive bene il circolo vizioso in cui si trovano molti debitori: contrarre nuovi prestiti per coprire quelli vecchi, rimandando il problema senza risolverlo. Oggi, però, la legge sul sovraindebitamento offre una via d’uscita reale per spezzare queste catene e ripartire da capo. Il presupposto chiave per accedere a queste procedure di sollievo dai debiti è la cosiddetta meritevolezza del debitore – in altre parole, l’assenza di comportamenti gravemente colposi o fraudolenti all’origine dell’indebitamento.
In passato la normativa chiedeva al giudice di valutare in modo ampio se il debitore fosse “meritevole” di ottenere l’esdebitazione, tenendo conto di qualsiasi imprudenza nella gestione delle finanze. Oggi questo concetto è stato profondamente ridimensionato a favore del debitore onesto in difficoltà. Come chiarito dal Tribunale di Brindisi, sent. 2 aprile 2025, il legislatore ha ristretto la portata del requisito di meritevolezza: solo chi ha causato il proprio dissesto con dolo o colpa grave deve essere escluso dalla procedura. La semplice negligenza o leggerezza non basta più a bloccare l’accesso alla ristrutturazione dei debiti. Si applica il vecchio brocardo latino culpa lata dolo aequiparatur – la colpa grave è equiparata al dolo – ma nulla più: errori di valutazione “umani” sono perdonati, a meno che non sconfinino in condotte dolose o in una temerarietà paragonabile alla malafede. In sostanza, errare humanum est, perseverare autem diabolicum: uno sbaglio può capitare, ma perseverare volontariamente nell’eccesso di debito è un altro discorso.
Un’ulteriore tutela per il debitore consiste nell’inversione dell’onere della prova. Prima della riforma, era il debitore a dover dimostrare di aver assunto i propri obblighi con prudenza e proporzionalità rispetto alle proprie risorse. Oggi, al contrario, spetta eventualmente ai creditori provare la presenza di una condotta gravemente imprudente del debitore per farne dichiarare la non meritevolezza. In caso di dubbio, quindi, l’orientamento attuale è di consentire comunque l’accesso alla procedura, pur di offrire al cittadino sovraindebitato quella “seconda opportunità” auspicata dal diritto europeo (direttiva UE 2019/1023 sul fresh start). Non a caso la Cassazione ha più volte ribadito che il fine ultimo di queste norme è reinserire il debitore solvibile nella vita economica, anziché condannarlo a una situazione senza uscita.
Una novità importante emersa dalla giurisprudenza recente è il riconoscimento che la colpa del sovraindebitamento non è sempre e solo del debitore. Banche e finanziarie, infatti, hanno dei doveri precisi di comportamento quando concedono prestiti ai consumatori: devono valutare il merito creditizio e verificare che il cliente sia in grado di rimborsare quanto chiede in prestito. Se questi controlli vengono svolti “con troppa leggerezza” – ad esempio erogando più credito di quanto la persona possa realisticamente restituire – anche l’istituto finanziario ha concorso a creare il sovraindebitamento.
Su questo punto è intervenuta la Corte di Cassazione, sottolineando il principio del credito responsabile. In particolare, la Cass. civ., Sez. I, sent. n. 20725/2025 ha messo in luce come i comportamenti degli stessi creditori possano rilevare: quando banche e società finanziarie concedono finanziamenti a ripetizione senza adeguati controlli, non possono poi pretendere che il debitore ne sopporti da solo tutte le conseguenze. La decisione richiama l’obbligo per gli intermediari di valutare attentamente la sostenibilità dei prestiti concessi – un obbligo previsto dalla normativa di settore e troppe volte ignorato negli anni del “credito facile”. In altre parole, se un consumatore è stato sommerso da offerte di prestito ben oltre le sue capacità, non sarà considerato automaticamente in malafede per il solo fatto di avervi fatto ricorso. Al contrario, la sua richiesta di aiuto tramite le procedure di sovraindebitamento verrà valutata con equilibrio, tenendo conto anche delle leggerezze commesse da chi gli ha prestato il denaro.
Del resto, il Tribunale di Roma (sent. 30 maggio 2025) ha evidenziato che è richiesto al debitore un minimo di diligenza nei propri comportamenti, ma non si può esigere l’infallibilità. Nella vicenda esaminata a Roma, la ristrutturazione dei debiti è stata negata solo perché il consumatore aveva tenuto condotte ben oltre la semplice imprudenza, configurando un abuso consapevole del credito. Si trattava di una situazione estrema e volutamente colpevole. Diversamente, la generalità dei casi di indebitamento dovuto a scelte finanziarie ingenue o a eventi sfortunati non integra quella “colpa grave” che la legge indica come motivo di esclusione. Il sistema giuridico, insomma, non vuole più sacrificare il debitore imprudente ma onesto sull’altare del “dura lex, sed lex” ad ogni costo. Al contrario, tende la mano a chi è in difficoltà, purché faccia la propria parte con trasparenza.
Le recenti pronunce dei tribunali italiani e della Cassazione vanno tutte nella direzione di rafforzare le tutele per il debitore meritevole. Ad esempio, la Corte di Cassazione, Sez. I, sent. n. 22074/2025 (depositata il 31 luglio 2025) ha chiarito che al giudice non è consentito respingere la domanda di liquidazione controllata del debitore sulla base di una generica valutazione di non meritevolezza. Se il debitore rispetta i requisiti formali e non emergono comportamenti dolosi o gravemente colposi, la procedura va aperta e portata avanti: l’obiettivo della legge è favorire il recupero di chi è oberato dai debiti, non punirlo con un “ergastolo finanziario”.
Significativa è anche la tendenza dei tribunali di merito a concedere l’esdebitazione nei casi dubbi, applicando quel principio per cui “in dubio pro debitore”. Il Tribunale di Forlì, sent. 23 luglio 2025, ad esempio, ha accolto l’istanza di esdebitazione di un soggetto incapiente (privo di patrimonio e reddito pignorabile) che aveva accumulato debiti anche per sanzioni amministrative e spese legate al gioco online. Pur riconoscendo l’imprudenza di tali comportamenti, il giudice ha ritenuto che non raggiungessero la soglia della frode o della colpa grave tale da negare il beneficio. In casi del genere la legge consente oggi di “tirare una riga” sul passato e ripartire da zero, perché «ad impossibilia nemo tenetur» – nessuno è tenuto a fare l’impossibile – e tenere un individuo per sempre schiavo dei propri errori finanziari avrebbe conseguenze sociali ed economiche peggiori.
Anche i debiti verso il fisco, un tempo considerati quasi ineliminabili, possono rientrare nel perimetro dello sovraindebitamento. Ad esempio, Tribunale di Verona, sent. 8 gennaio 2025 (n. 75/2024) ha aperto una procedura di liquidazione controllata a favore di un piccolo imprenditore oberato da oltre 370.000 euro di debiti tributari, bloccando i pignoramenti in corso e avviando il percorso verso l’esdebitazione. Questo dimostra che lo Stato oggi preferisce aiutare il contribuente onesto ma sfortunato a rimettersi in carreggiata, anziché perseguirlo inutilmente quando non è in grado di pagare. Siamo di fronte a un cambio di paradigma: il favor debitoris (cioè la protezione del debitore in buona fede) non è più solo un principio astratto, ma trova applicazione concreta nei tribunali.
Alla luce di queste evoluzioni normative e giurisprudenziali, il messaggio è chiaro: uscire dal tunnel dei debiti è possibile, legalmente e definitivamente. Il sovraindebitamento non deve essere la fine, ma l’inizio di un percorso di risanamento. Le nuove regole tengono conto della realtà: molte famiglie si sono indebitate non per vizio, ma per necessità o circostanze imprevedibili, e meritano una possibilità di redenzione finanziaria. Se ci si muove con sincerità e collaborazione, senza intenti fraudolenti, la legge offre strumenti efficaci per negoziare con i creditori, congelare le azioni esecutive e cancellare i debiti residui al termine della procedura.
Per il debitore onesto oppresso dai debiti, dunque, si tratta di trasformare la crisi in un’occasione di rilancio. Affidarsi a professionisti qualificati è fondamentale per valutare il caso specifico e scegliere la soluzione migliore (piano di ristrutturazione, accordo con i creditori o liquidazione controllata). Un supporto legale esperto permette di presentare al giudice un progetto serio e sostenibile di rientro dal debito, massimizzando le chance di approvazione.
Redazione - Staff Studio Legale MP