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Sovraindebitamento: una seconda opportunità per i debitori - Studio Legale MP - Verona

Tra riforme recenti e sentenze innovative, il sovraindebitamento offre nuove soluzioni e maggiori tutele ai debitori onesti in cerca di esdebitazione

 

Più accesso all’esdebitazione per ex imprenditori falliti

Un importante sviluppo normativo ha aperto le porte del sovraindebitamento anche agli ex imprenditori che in passato sono incorsi in un fallimento. Tradizionalmente, chi era stato dichiarato fallito e non aveva ottenuto l’esdebitazione in sede fallimentare restava condannato a portare il peso dei debiti residui. Oggi non è più così: il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) – arricchito dal D.Lgs. 136/2024 – consente all’ex imprenditore individuale, dopo la chiusura del fallimento e la cancellazione della ditta, di chiedere l’apertura di una liquidazione controllata personale. In questo modo può tentare di ottenere l’esdebitazione che in precedenza non gli era stata accordata. Il Tribunale di Verona ha confermato tale possibilità accogliendo il ricorso di un debitore già fallito con molti debiti rimasti insoddisfatti: la domanda di liquidazione controllata non può essere respinta solo perché il richiedente era un imprenditore fallito (Trib. Verona, Sez. II civ., sent. 13 giugno 2025). Si tratta di un cambio di prospettiva significativo: la legge offre una seconda opportunità a chi, pur avendo già affrontato un fallimento, dimostri la volontà di uscire dalla spirale debitoria mettendo a disposizione il proprio (residuo) patrimonio. In altre parole, non viene più precluso l’accesso al sovraindebitamento a chi in passato non è riuscito a risollevarsi, purché oggi agisca con trasparenza e buona fede. Questa evoluzione normativa incarna il principio che attraverso le difficoltà si può giungere a una soluzione – per aspera ad astra – dando al debitore onesto la chance di ripartire e cancellare i debiti residui.

 

Clausole vessatorie e crediti nel mirino: tutele per il consumatore sovraindebitato

Un altro fronte di novità riguarda la tutela del consumatore all’interno delle procedure di sovraindebitamento. Spesso chi accumula debiti lo fa anche attraverso finanziamenti e prestiti al consumo con condizioni gravose. Ebbene, la giurisprudenza recente mostra una crescente attenzione verso eventuali clausole contrattuali abusive a carico del debitore. Emblematica è una decisione del Tribunale di Piacenza, che ha affrontato il caso di una coppia di coniugi schiacciati da vari crediti al consumo. Il Tribunale, nel dichiarare l’apertura della procedura di liquidazione controllata, ha affermato che il Liquidatore dovrà esaminare d’ufficio i contratti di finanziamento e verificare la vessatorietà di eventuali clausole ai sensi del Codice del Consumo, escludendo dal passivo le pretese basate su clausole abusive (Trib. Piacenza, sent. 2 settembre 2025). In termini pratici, se un prestito contiene interessi usurari, penali eccessive o altre condizioni sproporzionate che creano un significativo squilibrio a danno del consumatore, quelle parti del credito non potranno essere fatte valere integralmente nella procedura. Questa linea d’azione garantisce che la procedura di sovraindebitamento non si limiti a ripartire il (poco) attivo tra i creditori, ma pulisca anche i debiti da ogni onere ingiusto o illegittimo. Il debitore sovraindebitato vede così riconosciuti i suoi diritti di consumatore: non dovrà pagare più del dovuto solo perché in difficoltà. Si tratta di un rafforzamento delle tutele che richiama l’orientamento pro-consumatore della normativa UE e assicura che la “seconda opportunità” non sia vanificata da pretese creditorie indebite. Il messaggio ai creditori (banche, finanziarie, ecc.) è chiaro: nelle procedure di composizione della crisi, i loro crediti saranno scrutinati con rigore e potranno essere ridotti o esclusi se derivano da pratiche contrattuali scorrette.

 

Meritevolezza del debitore: errore vs. colpa grave

Il fondamento etico delle procedure di sovraindebitamento risiede nella meritevolezza del debitore: solo chi è onestamente in difficoltà, senza aver colpevolmente provocato la propria insolvenza, può ottenere l’esdebitazione finale. Ma dove tracciare il confine tra semplice errore e colpa grave? La casistica del 2025 offre indicazioni utili. Ad esempio, il Tribunale di Rimini ha esaminato il caso di un individuo sovraindebitato perché aveva prestato fideiussione a favore dell’azienda di famiglia, poi fallita. Una scelta imprudente, certo, che ha contribuito al dissesto personale. Tuttavia, il giudice ha ritenuto che si trattasse al più di colpa lieve: l’intenzione del debitore non era fraudolenta né spregiudicata, bensì dettata dal tentativo (maldestro) di salvare la propria impresa di famiglia. Anche la banca finanziatrice, dal canto suo, aveva accordato credito in una situazione già compromessa. In questa situazione, il tribunale ha deciso che al debitore non andasse preclusa la possibilità di accedere all’esdebitazione, poiché non vi era dolo né grave imprudenza intenzionale nel suo comportamento (Trib. Rimini, sent. 18 aprile 2025). Questo orientamento conferma un principio importante: non si vuole punire chi è indebitato, se questi ha agito senza malafede. Errori di valutazione, scelte economiche azzardate ma non dolosamente irresponsabili non chiudono la porta della procedura. Diversamente, resta escluso dai benefici chi ha accumulato debiti con frode o colpe gravissime (ad esempio dissipando il patrimonio in modo scientemente irresponsabile o ingannando i creditori). La linea di demarcazione posta dalla legge e dai giudici serve a bilanciare due esigenze: da un lato offrire una via d’uscita reale a chi è oppresso dai debiti in buona fede, dall’altro evitare abusi del sistema da parte di chi abbia colpe imperdonabili. È un approccio equilibrato, che rispecchia il vecchio adagio per cui errare humanum est: riconoscere l’umanità dell’errore per concedere una chance di riscatto, senza però tollerare comportamenti disonesti.

 

La filosofia della “seconda opportunità”

Dalle tendenze esaminate emerge una chiara filosofia di fondo: il sistema del sovraindebitamento è sempre più orientato al “second chance”, ossia a garantire un nuovo inizio al debitore sommerso dai debiti ma meritevole di riguadagnare dignità economica. Le procedure di composizione della crisi oggi coprono una vasta gamma di situazioni (dal consumatore sovraindebitato all’ex imprenditore fallito, fino al debitore totalmente incapiente che non possiede nulla) e mirano tutte allo stesso obiettivo: permettere al debitore onesto di liberarsi dei debiti insostenibili e tornare attivo nella società. Come ha scritto Victor Hugo, «anche la notte più buia finirà e il sole sorgerà»: un messaggio di speranza che ben si adatta a chi sta affrontando l’incubo dei debiti. Le novità normative e giurisprudenziali degli ultimi tempi rendono questa speranza sempre più concreta. All’orizzonte c’è la luce di una vita nuova, senza più il fardello del passato.

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  • 13 novembre 2025
  • Redazione

Autore: Redazione - Staff Studio Legale MP


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