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Carta del Docente ai precari: ricorso per il bonus 500 euro - Studio Legale MP - Verona

La recente giurisprudenza estende la Carta del Docente anche ai docenti precari. Ecco come i ricorsi legali permettono di ottenere il bonus annuale da 500 euro e superare la disparità di trattamento.

La Carta del Docente è un bonus annuale di 500 euro per l’aggiornamento professionale degli insegnanti, inizialmente riservato ai docenti di ruolo. Tuttavia, l’esclusione dei docenti precari da questo beneficio è stata contestata come illegittima e discriminatoria. Negli ultimi anni numerose sentenze – dalla Corte di Giustizia UE alla Corte di Cassazione, fino ai tribunali del lavoro – hanno riconosciuto che anche gli insegnanti a tempo determinato hanno diritto alla Carta del Docente. Per ottenere concretamente il bonus, i supplenti devono generalmente intraprendere un ricorso legale per vedersi accreditare le somme dovute per gli anni di servizio svolti.

La "Carta del Docente" è una carta elettronica del valore di 500 euro annui, introdotta dalla Legge n. 107/2015 (la cosiddetta "Buona Scuola"), che permette agli insegnanti di ruolo di acquistare libri, hardware, software, corsi di formazione e altre risorse per l’aggiornamento professionale. Tuttavia, la normativa originaria limitava espressamente questo beneficio ai soli docenti di ruolo, escludendo quindi tutti gli insegnanti con contratto a tempo determinato. Questa esclusione ha generato immediatamente un forte senso di ingiustizia nel mondo della scuola, creando una distinzione tra insegnanti di serie A e serie B. Per citare la celebre ironia di George Orwell, "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri": una frase che ben riflette il sentimento dei docenti precari lasciati senza il bonus di 500 euro.

Di fronte a tale disparità di trattamento, i docenti precari hanno rivendicato la parità di diritti invocando il principio di non discriminazione sancito sia dal diritto dell’Unione Europea sia dalla Costituzione italiana (art. 3). La normativa comunitaria, in particolare la direttiva 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato, stabilisce che i lavoratori a termine non possano essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai colleghi a tempo indeterminato, salvo ragioni oggettive. Nel caso della Carta del Docente non vi era alcuna giustificazione valida per escludere i supplenti dal bonus formativo: la loro funzione è identica a quella dei docenti di ruolo e, anzi, spesso i precari necessitano di ancora più aggiornamento, dovendo adattarsi continuamente a materie e scuole diverse. Non a caso, un antico brocardo recita: "Ubi eadem ratio, ibi idem ius" – dove c’è la stessa ragione, vi è lo stesso diritto. In altre parole, a parità di lavoro didattico svolto non si possono giustificare differenze di trattamento.

Le prime importanti vittorie per i precari sono arrivate in sede giudiziaria. Già il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1845/2022 del 16 marzo 2022, ha riconosciuto il diritto dei docenti a tempo determinato ad usufruire della Carta del Docente, annullando i provvedimenti ministeriali che li escludevano. A livello europeo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con un’ordinanza del 18 maggio 2022, ha dichiarato incompatibile con l’ordinamento UE la norma italiana che precludeva il bonus ai precari, rafforzando la posizione di questi ultimi. Sulla scia di questi pronunciamenti, i Tribunali del Lavoro in tutta Italia hanno iniziato ad accogliere i ricorsi dei supplenti.

Un passaggio fondamentale è giunto dalla Corte di Cassazione: la Suprema Corte, Sez. Lavoro, con la sentenza n. 29961/2023 depositata il 27 ottobre 2023, ha stabilito espressamente che la Carta del Docente spetta anche agli insegnanti non di ruolo. In particolare, secondo la Cassazione, il bonus di 500 euro deve essere riconosciuto ai docenti con incarico annuale fino al 31 agosto oppure fino al termine delle attività didattiche (30 giugno). Questa pronuncia ha fatto da apripista, creando un orientamento univoco a cui molti giudici di merito hanno iniziato ad adeguarsi.

Successivamente, la Corte di Giustizia UE è tornata sul tema con una pronuncia ancora più ampia: la sentenza del 3 luglio 2025 (causa C-268/24) ha affermato che anche i supplenti temporanei (le cosiddette "supplenze brevi") hanno diritto alla Carta del Docente. I giudici europei hanno sottolineato che un docente precario, anche se impiegato per pochi mesi, svolge comunque un’attività didattica inserita nella programmazione annua della scuola, al pari dei colleghi di ruolo che sostituisce. Escludere questi insegnanti dal bonus è risultato incoerente con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’insegnamento: anzi, si è osservato come i supplenti brevi, spesso all’inizio della carriera o chiamati a insegnare materie diverse in istituti diversi, abbiano bisogni formativi persino maggiori. Alla luce di ciò, ogni distinzione basata sulla durata del contratto costituisce una discriminazione illegittima.

Forti di queste pronunce autorevoli, anche i tribunali italiani hanno consolidato un orientamento favorevole ai docenti precari. Numerose sentenze di merito nel 2024 e 2025 – ad esempio il Tribunale di Forlì (Giudice del Lavoro) con sentenza del 3 dicembre 2024, il Tribunale di Bologna con sentenza del 9 gennaio 2024, il Tribunale di Massa con sentenza n. 6/2024 del 12 gennaio 2024, e molte altre – hanno condannato il Ministero dell’Istruzione a riconoscere ai ricorrenti il valore della Carta del Docente per gli anni di servizio svolti a termine. In genere, i giudici dispongono l’attivazione di una carta elettronica nominativa per il docente precario, con l’accredito di 500 euro per ciascun anno scolastico lavorato (oltre agli interessi legali), oppure il pagamento equivalente come risarcimento del danno.

Va evidenziato che la maggior parte delle decisioni riconosce l’intero importo annuale anche ai docenti precari che hanno prestato servizio per periodi prolungati durante l’anno scolastico, anche attraverso una successione di contratti temporanei. Ad esempio, è stato ritenuto irrilevante che il supplente annuale avesse un orario di cattedra ridotto: se nell’anno ha lavorato continuativamente coprendo la maggior parte delle lezioni, gli spetta comunque il bonus pieno di 500 euro. Alcune pronunce, come quella del Tribunale di Massa, hanno invece ipotizzato una riduzione “pro rata temporis” dell’importo in caso di servizi significativamente brevi (spezzoni orari molto inferiori al 50% dell’orario annuale). Si tratta però di eccezioni: il principio generale affermato dalla giurisprudenza è che ogni docente a termine ha diritto di usufruire della formazione finanziata, indipendentemente dalla durata o dall’orario del contratto.

Nonostante queste importanti vittorie legali, ad oggi la normativa non è stata ancora modificata dal legislatore e il Ministero dell’Istruzione non estende automaticamente la Carta del Docente ai precari (se non, in parte, a coloro che hanno incarichi fino al 31 agosto). Dunque, come può un docente precario ottenere in concreto il bonus di 500 euro? Nella pratica, è necessario agire attraverso un ricorso in sede giudiziaria. Il ricorso va presentato al Tribunale del Lavoro competente (in genere quello del luogo di servizio del docente), chiedendo l’accertamento del diritto alla Carta del Docente e la condanna del Ministero a erogare il beneficio anche al ricorrente.

Alla luce dell’orientamento consolidato, tali ricorsi hanno altissime probabilità di successo. Il giudice del lavoro, verificato che il docente abbia effettivamente svolto supplenze negli anni scolastici rivendicati, dichiara il diritto del ricorrente ad ottenere la Carta del Docente e condanna l’Amministrazione a corrispondere l’importo dovuto. In genere viene riconosciuto un importo di 500 euro per ciascun anno scolastico lavorato come precario (negli ultimi cinque anni, dato che il diritto si prescrive in un quinquennio). Ad esempio, un insegnante che abbia insegnato con contratti a termine dal 2018 al 2023 potrà recuperare fino a 2.500 euro complessivi di buoni formazione non goduti.

Un ulteriore vantaggio per chi intraprende il ricorso è che normalmente il giudice condanna il Ministero soccombente a rifondere anche le spese legali. In altre parole, il docente ricorrente – in caso di esito favorevole – non dovrà sostenere i costi dell’azione, poiché le spese vengono liquidate a carico dell’Amministrazione. Questa prassi ha incoraggiato molti insegnanti a presentare ricorso, talvolta anche tramite il supporto di organizzazioni sindacali o affidandosi a studi legali con specifica competenza in materia scolastica.

Va segnalato che talora, ottenuta una sentenza favorevole, si sono verificati ritardi nell’esecuzione da parte del Ministero. Può accadere infatti che, malgrado la condanna, l’Amministrazione non dia seguito immediato all’attivazione della carta né al pagamento degli arretrati. In tali situazioni, l’ordinamento prevede il ricorso per ottemperanza: si tratta di un’azione promossa dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) finalizzata a ottenere l’esecuzione forzata del giudicato, anche tramite la nomina di un commissario ad acta. Diversi TAR – tra cui il TAR Lazio, l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Calabria – tra il 2024 e il 2025 hanno già accolto ricorsi di ottemperanza in materia di Carta del Docente, ordinando al Ministero di provvedere all’accredito dei 500 euro ai precari vittoriosi entro termini perentori. In caso di ulteriore inadempienza, i giudici amministrativi hanno nominato commissari ad acta (individuati in dirigenti del Ministero) per effettuare i pagamenti dovuti. Con queste intimazioni, il Ministero è stato generalmente costretto a conformarsi, procedendo finalmente a riconoscere ai ricorrenti quanto stabilito dalle sentenze.

In definitiva, il quadro attuale riconosce pienamente che la Carta del Docente spetta anche ai precari, colmando un vuoto di tutela che per anni ha penalizzato migliaia di supplenti. Chi ha lavorato come docente a tempo determinato ha ora la possibilità concreta di recuperare il bonus formazione non fruito, ma è fondamentale attivarsi per tempo e far valere i propri diritti. Ogni anno scolastico trascorso senza richiedere il bonus rischia infatti di cadere in prescrizione, precludendo la possibilità di ottenere gli arretrati dovuti.

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  • 19 dicembre 2025
  • Redazione

Autore: Redazione - Staff Studio Legale MP


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